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Se l'opera narrativa di Péladan è stata recentemente riscoperta dalla critica, il teatro è stato fino a oggi quasi del tutto ignorato. Eppure è nel teatro che Péladan ha mostrato di avere colto al meglio le direttive della rivoluzione culturale simbolista: la drammaturgia simbolista teorizzò infatti l'abbandono dell'imitazione del reale, della mimesi psicologica del personaggio, della coerenza spazio-temporale del dramma, preconizzando quella che sarà la rivoluzione novecentesca del teatro dell'assurdo. Péladan partecipò a pieno titolo con i suoi drammi a quella 'rivoluzione' estetica: sette pièces edite, di cui solo tre rappresentate durante la sua vita, costituiscono un capitolo importante della cultura simbolista e mostrano una consapevolezza teorica e un'elaborazione stilistica degne di essere rivalutate.